sabato 31 maggio 2008

21 feb 2007. Manifesto dell'indifferenza.


Sarà una notte buia e tempestosa? Probabilmente no. La vostra manualità politica non conta affatto.
Un tempo, non tanto lontano, ma abbastanza perché io non fossi ancora nata e queste parole nemmeno pensiero, questo schermo solo un sogno;un tempo allora, questa notte si sarebbero tenuti conciliaboli massonici in cucine e tinelli.
Incontri a passo leggero nelle piazze, all’ombra di fontane imponenti che oscurano la luna, a porte chiuse nelle osterie.
Non certo la notte di Guy Fawkes, non certo la notte di Natale.
Qualcuno avrebbe brindato, altri scosso la testa rassegnati. Cos’avrei fatto io?
Non ho mai visto un governo cadere, non con occhio cosciente, sono convinta che il botto si sentirà a distanza di tempo. O forse sbaglio e sarà istantaneo come una fotografia, sarà l’eco di una suola su un palco agghindato.
Ma non è questo il punto. Il punto è
L’incontro. La telefonata. Il campanello.
No invece, perché c’è la partita di basket, il maglione da finire, il libro, il cinema, la moda, la discoteca, i capelli, l’idromassaggio, il tradimento, il rossetto, la camicia, il concerto…
Non mi chiedo perché un governo sia imploso o perché la democrazia sia così nuova e desueta insieme. Mi chiedo dove sono quelle persone che se lo chiedevano, se capite.
E’ tutto condensato in una fotografia di qualche decennio fa,o anche solo nelle parole di una madre.
Nessuno esce, nessuno parla, io per prima. Di cosa potrei parlare? E’ come un papa, se ne farà un altro. Quando non se ne farà, allora si che potremo urlare. Ma ora?
Ora sembra che a nessuno importi, fuorché i diretti interessati naturalmente; a loro importa sempre. Strani meccanismi la vita.
E’ un ciclo, è prevedibile e soprattutto inevitabile. Nel bene e nel male, nessuno distruggerà quell’ingranaggio per sempre destinato a girare, fino alla nausea.
Quindi perché preoccuparsi e chiedersi che ne sarà? Non ce n’è alcun bisogno, perché noi non facciamo la differenza.
Qualcuno pedala e fa girare l’ingranaggio, ma forse è un’illusione e la ruota dentellata si muoverebbe anche se nessuno lo facesse, solo che abbiamo paura di provare; qualcuno rimane schiacciato nel veloce ingranaggio e noi (io) stiamo a guardare.
Non abbiamo il potere di fare la differenza, e questo ci ha tolto un bel po’ di preoccupazioni a dir la verità. Quand’anche marciassimo compatti contro ciò che non vogliamo ci diranno che è molto bello, molto nobile, da parte nostra ma che le istituzioni sole hanno potere di decidere.
Le istituzioni al nostro servizio, che si ribellano come tanti mostri del professor Frankenstein, e per gli stessi motivi forse: l’incuria, la crudeltà, l’indifferenza.
Indifferenza. Ma che altro ci rimane? Abbiamo cambiato tutto per non cambiare niente, con tutti gli echi del Gattopardo e delle lacrime di madri palestinesi, iraqene, israeliane, americane, francesi…come se avessero anch’esse un confine.
Mi chiedo dove siano quelle persone che credevano di poter fare qualcosa. Non sono scomparse, ci sono, a dare volantini agli angoli delle strade.
Eppure non faccio parte di quella schiera, non sono di quella parrocchia, come si dice. Fieramente, devo purtroppo aggiungere.
Nulla è impossibile, neppure volare. Se uno di quegli aggeggi può stare lassù con buona pace dei paranoici, che sarà mai per noi cambiare qualcosa?
L’indifferenza ci (mi) è calata addosso quando abbiamo visto quei mastodontici ingranaggi economici girare. Lasciate stare la politica, è tutto denaro. Volete scendere in piazza a bruciarlo? Diavolo, no, meglio usarlo per sniffare cocaina. Nulla invece contro chi brucia reggiseni sportivi, a coppa o con ferretto.
Tutti quei soldi a pagare qualcuno non possono essere fermati, ci diciamo, le bombe ideologiche non esistono, e se esistessero le fermeremmo. Ma le bombe di soldi, quelle no.
In verità un modo esiste, se un aereo può volare e la terra girare felicemente su se stessa. Se abbiamo potuto distruggere un pianeta.
A che serve accendere una candela alla finestra o sfilare sotto una bandiera? Forse solo perché qualcuno si faccia due risate. Qualcuno come quelli che in una notte come questa saltellano come bambini, inventando battute e slogan, perché è solo l’ennesima rivincita, non certo una crisi.
Le persone a cui non importa. Cioè tutti? Siamo indifferenti e soli.
O magari no? Chi potrebbe resistere a una folla seduta? Un paese immobile? Se tutti incrociassero le braccia, tutti. Cosa non potremmo fare solo stando fermi?
Non che non ci importi, ma non ce ne importa abbastanza da pensare a questo. Perché siamo programmati con un modello e non concepiamo vita al di fuori di esso.
La necessità di non cambiare modello ci spinge all’apatia e all’indifferenza. Manifesto.